JDM: Japanese Drift Master è un racing game sviluppato da Gaming Factory che ha rapidamente catturato l’attenzione degli appassionati di corse automobilistiche giapponesi grazie al suo chiaro richiamo all’estetica e alla filosofia del drifting, in particolare quello reso celebre dal celebre manga Initial D. L’opera, che fonde elementi di narrativa manga con una simulazione semi-realistica del drift giapponese, rappresenta un raro esempio di come un videogioco riesca a diventare una lettera d’amore all’intera cultura delle corse clandestine nipponiche, dalle notti sui passi di montagna ai sobborghi di Tokyo. In questa recensione, analizzeremo nel dettaglio i principali aspetti di JDM: Japanese Drift Master, tra cui la trama, il gameplay, la grafica, la giocabilità, l’accessibilità e il comparto audio, concludendo con una riflessione complessiva sul valore dell’opera.
Trama: un manga da guidare
Sebbene i giochi di corse raramente presentino una narrativa articolata, JDM: Japanese Drift Master fa eccezione, offrendo una storia che si sviluppa come un vero e proprio manga. Il giocatore veste i panni di un giovane pilota europeo trasferitosi in Giappone, animato dal sogno di diventare una leggenda del drifting. La narrazione è presentata con vignette in stile manga, complete di balloon e disegni in bianco e nero con linee cinetiche, un evidente omaggio a Initial D.

Il protagonista si imbatte in una comunità locale di street racers, ciascuno con la propria filosofia, storia e veicolo personalizzato, rispecchiando la struttura narrativa episodica e tematica del manga di Shuichi Shigeno. I personaggi secondari hanno uno sviluppo credibile e, come in Initial D, si concentrano sull’evoluzione del protagonista più che sulla vittoria fine a se stessa. Ogni scontro su strada è carico di tensione emotiva e ha un valore simbolico: un duello tra stili, scuole di pensiero e tecniche di guida.
Il punto di forza è proprio questo: la storia non è solo un pretesto per gareggiare, ma uno strumento per far crescere il personaggio e immergere il giocatore in una cultura autentica, fatta di rispetto, competizione e passione per il drifting.
Gameplay: driftare è un’arte
Il gameplay è il cuore pulsante del gioco e rappresenta uno degli aspetti più curati. JDM: Japanese Drift Master offre un sistema di guida che cerca un equilibrio tra arcade e simulazione. Non ci troviamo di fronte a una fisica da simulatore puro come in Assetto Corsa, ma nemmeno ad una deriva completamente arcade alla Need for Speed. Il gioco trova una propria identità, focalizzandosi su un drifting tecnico, ma accessibile. Anche nella più simulativa modalità di drifting, potremo imparare a controllare la sbandate con poca difficoltà; complice, anche, la scuola di guida che ci insegna le basi del drift per arrivare alle regole della competizione.

Meccaniche di guida e drifting
Il sistema di drifting è estremamente reattivo, e premia il controllo di acceleratore, freno e controsterzo. Le gare sono principalmente ambientate su strade montane – touge – con tornanti stretti, curve a gomito e lunghi tratti dove il controllo dell’auto fa la differenza. Esattamente come in Initial D, la tecnica dello “Scandinavian flick” o della “feint drift” diventa parte integrante della padronanza del mezzo.
Il gioco incentiva il perfezionamento delle tecniche di guida grazie a un sistema di punteggio che valuta angolazione, velocità, continuità della derapata e stile. Non è sufficiente vincere la corsa: per ottenere il massimo delle ricompense, bisogna farlo con stile. Grazie, appunto, a tale sistema, si guadagnerà esperienza per ottenere componenti di elaborazione per la propria auto.

Progressione e personalizzazione
L’elemento RPG non manca: è possibile potenziare le auto, acquistare nuovi veicoli e personalizzare ogni aspetto, dal motore alla carrozzeria. Il tuning meccanico è ben fatto e non solo estetico: cambiare differenziale o sospensioni influisce sul comportamento su strada. Tale meccanica è molto apprezzata per i giocatori “più veterani” di questo tipo richiamando la parte di personalizzazione vista nei Need for Speed dedicati a tuner e customizzazione del proprio veicolo.

La progressione avviene attraverso gare sempre più difficili, eventi speciali e sfide individuali. Le auto disponibili sono ispirate chiaramente a modelli reali iconici, sebbene, in parte, non licenziati ufficialmente. Da questo punto di vista avremmo preferito che tutte le auto disponibili fossero licenziate; troviamo, come marchi originali, Honda, Mazda, Nissan e Subaru mentre, senza licenza, vetture che richiamano Toyota e Mitsubishi.
Mondo semi-aperto
Il Giappone rurale è esplorabile in un’ambientazione semi-open world. Tra una gara e l’altra è possibile guidare liberamente, incontrare personaggi, scoprire eventi casuali e godere dell’atmosfera. Questa scelta permette di rilassarsi, esercitarsi e vivere la dimensione romantica della guida notturna, un altro richiamo a Initial D, dove spesso la contemplazione di paesaggi e motori fa parte dell’esperienza.

Grafica: tra manga e realismo
La grafica di JDM: Japanese Drift Master non punta al fotorealismo assoluto, ma riesce comunque a sorprendere per qualità artistica e coerenza stilistica. Il motore grafico restituisce paesaggi suggestivi: colline immerse nella nebbia, paesini giapponesi curati nei dettagli, e cieli stellati mozzafiato. La cura nei dettagli è evidente: distributori automatici, lanterne, insegne al neon, ponti rossi e foreste di bambù contribuiscono a creare un Giappone credibile e affascinante.

Illuminazione e effetti
L’illuminazione dinamica notturna, i fari che illuminano la nebbia delle montagne e i riflessi delle luci sulle carrozzerie rendono l’esperienza visiva incredibilmente immersiva. Le scintille, il fumo delle gomme, la scia luminosa dei fanali contribuiscono a rendere ogni drift spettacolare e appagante.
Giocabilità e accessibilità: inclusivo ma impegnativo
JDM: Japanese Drift Master è pensato per essere godibile anche da chi non è esperto di simulatori. La curva di apprendimento è ben calibrata: i primi tracciati fungono da tutorial mascherati e introducono lentamente tutte le meccaniche. Come detto qualche paragrafo fa, è presente una scuola guida ben approfondita che ci permette di imparare le basi del drift e controllarlo a dovere prima di immergerci nella trama e sfide che ci offre il gioco.
Controller e periferiche
Il gioco supporta pienamente gamepad, tastiera e volanti. Con un volante con force feedback, l’esperienza è straordinaria, ma anche con un semplice controller si riesce a ottenere precisione e controllo. Il sistema di assistenze alla guida (controllo trazione, ABS, AI del cambio) può essere attivato o disattivato, adattandosi a diversi livelli di esperienza; per il livello di simulazione che JDM vuole raggiungere è apprezzato anche l’utilizzo della frizione, soprattutto in modalità di cambio manuale che aiuta ad innescare la sbandata.

Accessibilità
Dal punto di vista dell’accessibilità, il titolo presenta una serie di opzioni valide: sottotitoli personalizzabili, HUD regolabile, indicazioni visive per facilitare la traiettoria ottimale durante le gare. Tuttavia, l’assenza di una modalità completamente priva di tempo (time-free drift) per allenarsi senza pressioni può essere vista come una lacuna per i principianti.
Audio: motori, note e cultura
Il comparto sonoro è un altro elemento che contribuisce in modo determinante all’atmosfera del gioco. JDM: Japanese Drift Master propone un audio motore molto curato: ogni auto ha un suono distintivo, dalle turbine che soffiano ai cambi di marcia bruschi, fino al crepitio dello scarico dopo una derapata. Dall’altro lato, il suono riprodotto dalle auto sembra avere qualche nota mancante, ad esempio, il tipico suono generato dai motori rotativi Mazda.
Colonna sonora
La colonna sonora è un tributo al J-Rock e al synthwave nipponico degli anni ‘90, con tracce originali che ricordano le mitiche “Eurobeat” di Initial D. In particolare, durante i duelli più importanti, parte una musica dallo stile elettronico accelerato che amplifica l’adrenalina e richiama immediatamente i momenti epici del manga, quando Takumi Fujiwara affrontava i suoi rivali in discesa.
Alcune tracce includono persino voci giapponesi campionate che scandiscono il ritmo, aumentando il senso di coinvolgimento.
Somiglianze con Initial D: un tributo consapevole
JDM: Japanese Drift Master non è un semplice clone di Initial D, ma un omaggio intelligente. Oltre allo stile visivo e al contesto narrativo, il gioco riprende tematiche identitarie del manga: il legame tra uomo e macchina, la filosofia del drift come forma d’arte, il confronto leale tra piloti e la poetica del paesaggio giapponese.
La somiglianza con Takumi – ragazzo umile, talentuoso e apparentemente inesperto – è palpabile nel protagonista. Anche la struttura narrativa a “scontri” progressivi ricorda quella del manga, con boss regionali, nuove tecniche da imparare e rivalità che diventano amicizie.

L’AE86 non è presente ufficialmente, ma l’auto di partenza nel gioco è visibilmente ispirata ad essa, dal design del fanale pop-up alla trazione posteriore pura. Le location ricordano i passaggi più iconici di Initial D, come l’Akina Pass (alias Monte Haruna), e perfino le inquadrature cinematografiche durante i drift più estremi rievocano quelle viste nell’anime.
Conclusione
In definitiva, JDM: Japanese Drift Master si rivela un’esperienza capace di coniugare passione per il drifting e narrazione in puro stile manga, dimostrando una cura particolare nel richiamare l’immaginario di Initial D sia nei contenuti visivi che nella struttura narrativa. Il gioco riesce a fondere abilmente le dinamiche di guida tipiche del motorsport giapponese con un contesto emotivo che dà spessore al protagonista e al mondo che lo circonda. Non si limita a essere una semplice simulazione di guida, ma diventa un viaggio personale, una scalata verso il riconoscimento in un mondo fatto di asfalto, pneumatici fumanti e notti illuminate dai fari alogeni delle auto in corsa.
Il richiamo costante alla cultura street racing giapponese e alle atmosfere retrò delle strade di montagna evoca non solo un senso di nostalgia per gli appassionati dell’era dorata del tuning JDM, ma riesce anche a coinvolgere un pubblico nuovo, attratto dalla profondità dell’esperienza e dalla qualità complessiva della produzione. Pur con qualche imperfezione sul fronte dell’accessibilità e della varietà nella progressione, il gioco mostra una chiara identità e una visione artistica coerente.
JDM: Japanese Drift Master si afferma dunque come una lettera d’amore al drifting giapponese, un tributo moderno che riesce a fondere emozione, tecnica e stile in un’opera coesa e appassionante. Per chi ha sognato almeno una volta di sfrecciare sulla montagna a bordo di una coupé turbo mentre una colonna sonora incalzante accompagna la danza perfetta tra sterzo e freno a mano, questo titolo rappresenta molto più di un semplice gioco: è un’esperienza da vivere.