In un panorama videoludico sempre più affollato di dungeon crawler e battle royale, Dungeon Stalkers emerge come una proposta ibrida capace di fondere tensione, strategia e un pizzico di imprevedibilità in un mondo sotterraneo dall’atmosfera opprimente. Sviluppato da Studio HG in collaborazione con Action Square, questo PvEvP multiplayer si inserisce con forza nell’arena degli extraction-based games, introducendo nuove dinamiche che premiano tanto la furbizia quanto l’abilità pura.
Un ecosistema competitivo sotto terra
Il cuore di Dungeon Stalkers è l’incontro costante tra esplorazione e sopravvivenza. I giocatori vengono catapultati in dungeon generati proceduralmente, dove non esistono alleati certi: ogni incontro può trasformarsi in un duello mortale per il bottino o una fuga disperata verso l’uscita. Il PvEvP non è solo una sigla: è la filosofia centrale del gioco.
Fino a 18 giocatori competono in tempo reale, combattendo sia contro mostri terrificanti che contro altri Stalker, tutti mossi dallo stesso obiettivo: saccheggiare e uscire vivi. L’ambiente non è neutrale. Oscillando tra luce e oscurità, i dungeon costringono a scelte tattiche precise. Restare nell’ombra significa essere invisibili ai nemici (umani o meno), ma anche vulnerabili. La luce, al contrario, rivela e rischia, ma garantisce potere e consapevolezza.

Il fattore “maledizione”: imprevedibilità e bilanciamento
Una delle trovate più brillanti di Dungeon Stalkers è l’introduzione della Maledizione della Strega, una meccanica che modifica radicalmente le regole in corsa. A intervalli imprevedibili, effetti positivi o negativi vengono applicati globalmente ai partecipanti. Questo elemento mitiga la prevedibilità del matchmaking, rompe le routine e fornisce momenti di svolta imprevedibili, dove anche un giocatore in svantaggio può ribaltare la situazione con sangue freddo.
Estetica e meccaniche: tra rischio e identità
A livello visivo, il gioco adotta una direzione artistica ispirata al dark fantasy coreano, con modelli che richiamano armature gotiche e magie oscure. I personaggi sono pochi ma distinti, ciascuno con skill set unici e un’ultimate devastante. Sebbene il roster sia ancora contenuto, le differenze tra i protagonisti si sentono realmente nel gameplay, incentivando build e approcci diversificati.
Una menzione particolare va al sistema di “Armor Destruction”: colpi ben assestati possono letteralmente disintegrare pezzi dell’armatura avversaria, riducendo la protezione e trasformando visivamente lo scontro. Non è solo un orpello estetico, ma una componente tattica che determina la durata di uno scontro o il tempo utile per ritirarsi.
Il loop perfetto… o quasi
Fuori dal dungeon, i giocatori possono potenziare le proprie risorse nel “Campo Base”. Qui si investe il bottino raccolto per migliorare equipaggiamento, sbloccare nuove abilità o prepararsi alla successiva incursione. Il sistema di progressione è accessibile ma stimolante, pensato per rendere ogni run significativa anche in caso di fallimento.

Tuttavia, il gioco non è privo di difetti. Alcune animazioni risultano ancora rigide, la telecamera in certe situazioni tende a penalizzare il controllo, e la varietà delle ambientazioni, per quanto affascinante, mostra qualche ripetitività già dopo qualche ora. L’hit detection e i feedback visivi sui colpi ricevuti sono migliorabili e, per un gioco che punta molto sulla tensione degli scontri, questi dettagli non possono essere trascurati.
Un passo avanti per il genere PvEvP?
Dungeon Stalkers riesce a distinguersi nella galassia degli extraction-based games grazie a scelte coraggiose: la presenza della Maledizione, il dualismo tra luce e ombra, e la volontà di costruire un PvP competitivo ma accessibile. Nonostante la giovane età e alcuni limiti strutturali ancora da limare, il gioco dimostra personalità e una direzione chiara.
Se gli sviluppatori riusciranno a raffinare l’esperienza nelle fasi successive al lancio, aggiungendo varietà ai dungeon, nuove classi, e un sistema di matchmaking ancora più bilanciato, Dungeon Stalkers potrebbe imporsi come un punto di riferimento nel suo sottogenere.
Conclusione
Dungeon Stalkers è un titolo ambizioso che osa fondere atmosfere dark fantasy, meccaniche PvEvP e momenti di pura strategia. Non è un gioco per chi cerca comfort o gratificazioni immediate, ma per chi ama rischiare tutto per un bottino leggendario… o fuggire a mani vuote, ma vivo.